L’Europa riempie i depositi di gas russo per l’inverno

Il gas russo è ancora al centro delle polemiche e soprattutto degli interessi nazionali dei Paesi membri della UE. All’inizio di agosto le importazioni hanno raggiunto una cifra record, persino superiore alle previsioni. E tutto ciò a dispetto di undici pacchetti di sanzioni approvati da Bruxelles nel corso di un anno e mezzo.

L’Europa ha bisogno della Russia

La Commissione Europea ci ha abituato ad altisonanti dichiarazioni di principio, intrise di moralismo e di valori teorici. Nella pratica anche a Bruxelles sanno che le economie degli Stati membri non sono in condizione di operare senza il combustibile e le materie prime che la Russia può fornire. Così, per aggirare o penetrare le sanzioni gli operatori nazionali si sono affidati a schemi e alleanze vecchie e nuove. L’Austria ha sempre cercato una posizione neutrale ed equilibrata fino dal secondo dopoguerra. Oggi Vienna aderisce formalmente alla missione sanzionatoria della UE, sebbene al tempo stesso lasci che gli austriaci facciano più affari possibile con Mosca. La sua Raiffeisen Bank International è rimasta quasi senza concorrenti in Russia. Nelle sue mani passa una quota considerevole dei pagamenti relativi alle transazioni internazionali effettuate dai russi verso l’Occidente. E quanto al fabbisogno energetico, l’Austria continua di fatto ad affidarsi a Gazprom.

Il gasdotto TurkStream

La “strada” principale su cui il gas russo arriva in Europa è l’infrastruttura del TurkStream. È un gasdotto turco-russo che passa sotto il Mar Nero, evitando quindi l’Ucraina, e ha sbocchi in Bulgaria e non solo. Il problema per gli euroburocrati consiste nell’impossibilità di verificare che il gas targato Turchia, che gli europei comprano da Ankara, sia quello russo o quello ad esempio dell’Azerbaigian o di altri Paesi. Si sa che una buona parte delle forniture è russa, ma ai Paesi membri sta bene così. L’obiettivo è riempire i depositi e sopravvivere anche al prossimo inverno. Oggi il livello di stoccaggio si avvicina già al 90%, la cifra minima su cui i governi contano per sentirsi tranquilli. Gazprom intanto ha conquistato un altro record di export verso l’Europa: oltre 51,3 milioni di metri cubi. Fonte: https://strumentipolitici.it/i-cambiamenti-in-niger-mettono-a-rischio-la-sicurezza-energetica-delleuropa/