Gas, i prezzi volano a nuovi record (+22%). E ora le industrie rischiano di fermarsi
Lo scenario geopolitico e climatico sta spingendo il prezzo del gas sempre più verso l’alto. Si è venuto a creare un mix di fattori che hanno generato quella che molti chiamano la “tempesta perfetta“.
Situazione complesso per il prezzo del gas
Il primo driver che ha innescato la crescita del prezzo del gas è la domanda. La ripresa economia post pandemia ha fatto impennare la richiesta a scopo industriale. Specialmente quella della Cina, il primo consumatore al mondo.
Allo stesso tempo, le temperature basse dell’inverno provocano un nuovo aumento della domanda per i caloriferi alimentati dalle centrali termiche, spesso a gas, degli edifici.
Offerta in calo a fronte di una domanda boom
Dal lato dell’offerta invece la situazione rimane farraginosa. La Russia è indiscutibilmente il maggiore fornitore dell’Europa, ma negli ultimi mesi la domanda interna è salita e questo ha ridotto la disponibilità di prodotto per l’estero. C’è concorrenza tra chi vuole importare gas dalla Russia, e questo inevitabilmente agisce sul prezzo.
Le colpe dell’Europa
Al di là di questo scenario, ci sono anche le evidenti colpe dell’Europa, che non ha saputo dotarsi di politiche coordinate per l’approviggionamento energetico.
E’ evidente infatti che un hub europeo centralizzato (quello che soltanto adesso si prova a realizzare) può ottenere un’economia di scala superiore a quella ottenibile dai Paesi europei presi singolarmente.
Inoltre non sono state adottate valide politiche di stoccaggio. Dovremmo essere capaci di avere uno spread positivo in estate, così da compensare la forte richiesta in inverno. Invece siamo a zero spread. Non solo: invece di aprire nuovi siti di stoccaggio, invece sono stati chiusi (ad esempio in Olanda).
Il prezzo record
La situazione resta perciò seria. Il prezzo di riferimento delle importazioni europee è di recente balzato di oltre il 22%, dopo una nuova riduzione delle forniture dalla Russia.
Il prezzo del gas in Europa ha toccato un nuovo massimo storico, superando i 180,5 euro/Mwh con un pattern pennant tecnico. Impennata anche anche per il benchmark britannico (+21,2%) a 4,5 sterline per therm.
Ecco perché per l’Europa, il fatto di importare dalla Russia circa un terzo del proprio fabbisogno di metano, la rende assai vulnerabile.