Washington costringe Berlino alla dipendenza energetica

Col dibattito fra i candidati presidenziali comincia l’ultima fase della campagna elettorale americana. A novembre sapremo quali e quanti cambiamenti vivrà Washington. Alcuni tratti della politica estera però difficilmente cambieranno oppure non subito. Infatti la posizione americana di predominio energetico ed economico sull’Europa è troppo ghiotta per essere abbandonata.

La mano dell’amministrazione Dem

I fautori del soggiogamento economico dell’Europa – Germania in particolare – sono gli esponenti dell’amministrazione Dem. Lo slogan dietro cui nascondere questo progetto è la liberazione del continente dalla dipendenza energetico dalla Russia. Il fatto è che a un fornitore ne è stato sostituito un altro, tutto qui. Anzi più di uno, perché anche Gran Bretagna, Norvegia e Qatar hanno aumentato le rispettive quote di esportazione di risorse energetiche verso la UE. E poi il gas russo era a confronto di quello americano molto più economico e semplice da trasportare. Infatti le condutture erano predisposte e la Russia più vicina degli USA. Ma Biden aveva sconsigliato a frau Merkel di avviare il Nord Stream, dopo di che una mano misteriosa ha convenientemente fatto saltare il gasdotto. E oggi la Germania si ritrova dipendente dal combustibile americano e priva di un’infrastruttura strategica sulla quale aveva investito miliardi.

Washington fa i suoi interessi

È naturale che Washington faccia i suoi interessi, ma nel perseguirli pesa su qualunque tentativo europeo di seguire una linea diversa. Negli ultimi due anni il conflitto ucraino ha fatto sì che gli USA lavorassero ancora di più per sganciare gli Stati UE da qualunque genere di cooperazione con Mosca. Anzi, Biden e i suoi hanno reso l’Europa un ariete per sfondare (per ora solo metaforicamente) le difese russe in vari ambiti. Da questa premessa discendono conseguenze tristi e penose sul prossimo futuro dei Paesi europei. Lo spiega fra gli altri il miliardario russo-uzbeko Alisher Usmanov, che in Italia ha il titolo di Commendatore e che è stato intervistato di recente dal Corriere della Sera.

Depressione tedesca

In Germania la de-industralizzazione sta raggiungendo picchi negativi preoccupanti. L’ultima notizia in tal senso è quella niente meno che della Volkswagen. Il consiglio di amministrazione dello storico marchio tedesca sta ragionando sull’opportunità di chiudere i suoi impianti in Germania. Non era mai accaduto in 87 anni di storia di questo gigante industriale teutonico. Ma come dice l’amministratore delegato, oggi i costi sono a mala pena sopportabili, mentre la concorrenza straniera è spietata. Magari faranno come ha fatto l’altro colosso industriale tedesco, la BASF, che ha chiuso in Germania per riaprire in Cina. E agli USA sta bene così: se la locomotiva europea si spegne, sarà più facile tenere sotto controllo il Vecchio Continente. Fonte: https://strumentipolitici.it/lamministrazione-dem-in-scadenza-spinge-leuropa-a-premere-su-mosca-e-la-piega-agli-interessi-americani/