Il freddo causa il raffreddore? Secondo gli esperti la risposta è negativa ma ci sarebbero dei fattori che favoriscono la diffusione di virus e batteri tra la popolazione nei mesi invernali: il parere della professoressa Susanna Esposito.
Susanna Esposito: il freddo non è la causa del raffreddore
“Copriti altrimenti ti ammali”, ci ripetevano le nostre mamme all’approcciarsi della stagione invernale. Da sempre, il freddo viene associato ai cosiddetti “malanni invernali”, al punto da divenire credenza comune che siano proprio le basse temperature a causare febbri e raffreddori. Una convinzione non del tutto corretta che però gli esperti faticano a estirpare. In un’intervista rilasciata a “Today”, la professoressa Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria all’Università di Parma, prova a chiarire come stanno davvero le cose. “Un colpo di freddo – precisa – non è mai causa diretta del raffreddore o della febbre ma può essere un fattore che, in un soggetto con le vie aeree già colonizzate da virus, favorisce la replicazione virale, soprattutto se l’ambiente è umido”. Secondo uno studio della Northeastern University di Boston, inalare aria fredda indebolirebbe la risposta immunitaria messa in atto dalla mucosa nasale per contrastare gli attacchi degli agenti patogeni. I ricercatori hanno evidenziato come, passando da una temperatura di circa 25° a una di 4,4°, la quantità di vescicole extracellulari contenenti le proteine antimicrobiche, capaci di proteggerci da virus e batteri, diminuisca del 42%.
Susanna Esposito: la correlazione tra freddo e malanni
Il freddo dunque non dà origine ai malanni ma concorre alla loro insorgenza. Stando a quanto spiegato dalla professoressa Susanna Esposito, diversi virus, inclusi il rinovirus e i virus dell’influenza, restano infettivi più a lungo e si replicano con maggiore velocità quando le temperature sono basse e i livelli di umidità escono da una certa soglia. Se questo si unisce al fatto che in inverno le persone tendono a trascorrere gran parte del tempo in luoghi chiusi e a contatto con altri, le probabilità che i germi si diffondano aumentano notevolmente. I virus respiratori, infatti, si diffondono generalmente entro un raggio di quasi due metri dalla persona infetta. Una distanza che difficilmente può essere rispettata negli ambienti al chiuso. Nel caso di alcuni virus, poi, come il virus respiratorio sinciziale, il contagio segue un andamento stagionale con il picco che in Italia si verifica solitamente in pieno inverno, tra dicembre e febbraio. Infine, a causa di una minore esposizione alla luce solare, nei mesi invernali c’è più carenza di vitamina D, un elemento fondamentale per la salute del sistema immunitario. Alcune ricerche confermerebbero che esiste una correlazione tra il calo dei livelli di vitamina D e una maggiore debolezza del sistema immunitario, che sarebbe quindi più soggetto ad attacchi da parte di virus e batteri.