Successo al Teatro Verdi di Sassari per “Callas”

Numeroso il pubblico accorso il 14 novembre al Teatro Verdi di Sassari, in occasione dello spettacolo ai 100 anni dalla nascita della divina della lirica Callas. Ideato dal regista Kevin Arduini, è apprezzabile l’arduo tentativo di presentare una personalità così complessa e importante come quella del celebre soprano, in uno spettacolo molto originale e variegato ,che attraverso un linguaggio nuovo come quello della recitazione , che si miscela alla danza, al canto lirico, arte figurativa e musica dal vivo svela nella totalità, quello che forse nell’immaginario collettivo non era ritenuto possibile pensando ad una figura così iconica come quella di Maria Callas. Quasi come una vecchia diapositiva in via di sviluppo, si intravede in una descrizione che man mano durante lo spettacolo smantella la coltre di una donna nata sotto l’egida di un mito, e che attraverso una narrazione molto scorrevole e a tratti  impavida ne racconta la vita. Da un lato appare eccezionale l’originalità nella semplicità : le proiezioni, l’idea lontana che da un antico cinema quasi sommerso dall’acqua, (il prologo) un vecchio nastro impolverato possa dar vita ad una storia così struggente e a tratti dura, i personaggi che quasi non sembrano terreni ma loro stessi fantasmi spettatori di se stessi. Il pianista Manuel Caruso , la pittrice Jenni Siragusa , il soprano di Debora Vetta, coesi al di fuori di ogni logica di tempo e concretezza, ma insieme inaspettamente funzionanti, osservati da un punto di vista  artistico, inteso nella sua accezione più sublime ed onirica. La parte della storia di una Callas bambina, identificata nella performance di una giovane attrice quale Alice Schiavo, che sembra far rilassare il pubblico nelle tinte infantili di una favola, quando nuda e cruda incombe una guerra rappresentata da due soldati che subito nell’aria creano l’idea di una favola spezzata, un fiore appassito troppo presto, visibile anche nel rapporto con una madre fredda e distaccata, impersonata dalla brava attrice Naomi Vassallo. Da premiare la modalità di ricerca narrativa , che quasi non arriva nelle manifestazioni artistiche più evidenti e numerosissime; nonostante fossero presenti in ogni spazio del palco:danza, pittura, canto, recitazione, danza, ma l’essenza suggellata in ogni preciso istante di queste. Un dettaglio, un sussurro, uno sguardo, un avvolgimento e coinvolgimento emozionale nel pubblico che diventa la chiave di apertura del momento successivo. “Maria Callas” è uno spettacolo che sussurra, non cerca l’applauso facile, chiaramente Arduini non è interessato a questo, ma antepone la poetica di ogni istante ad ogni cosa, che in seguito viene sicuramente coronata dalla potenza del soprano, del tenore e dalla bravura degli attori. Si poteva forse rischiare con ancora più audacia, mostrare il lato di quella Callas inquieta nel colore della voce e nell’anima. Se di Vetta appare sulla scena luminosa, dolcemente innamorata e bellissima, si sentiva un pò la mancanza  di quella parte estremamente sanguigna e burrascosa tipica e indimenticabile della divina,nonostante i monologhi dessero ampio spazio a questa possibilità di espressione.  Potrebbe senz’altro anche essere una scelta registica, anche perché ovviamente non si doveva assistere al goffo intento di copiare la Maria Callas , ma certamente di dare una originale e personale interpretazione più calcata anche a questo aspetto, come  già lo spettacolo di Arduini riesce a fare in altri frangenti. L’esigente e intransigente pubblico di Sassari ha assistito con curiosità a questo estroso spettacolo. Non poche le critiche positive e negative, per quello che potrà essere sicuramente una novità su cui investire nel campo teatrale.

Assolutamente consigliato.