La Casa del Fauno, è tra le più belle e sfarzose domus dell’antica città di Pompei.
La casa del Fauno degli scavi di Pompei, è situata su via della Fortuna, deve il suo nome ad una statua in bronzo, posizionata nell’impluvium, che rappresenta un satiro danzante. Erroneamente la statua venne interpretata come un fauno. La statua originale oggi è conservata all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La datazione della domus può essere divisa in vari tempi. La prima costruzione risale al III secolo a.C. Venne ampliata nel II secolo a.C. La casa venne totalmente ricostruita , il piano di calpestio venne rialzato quasi di un metro. Con l’occasione venne aggiunto un secondo peristilio, che equivaleva a dimostrare ostentazione, ricchezza e potere. Risale invece al I secolo a.C. la zona dei bagni e dei servizi.
Venne esplorata all’inizio del XIX secolo. Numerosi mosaici videro la luce. Mosaici che vennero esportati e portati al Museo archeologico nazionale, proprio per preservarli.
All’interno della Casa del Fauno vennero ritrovati numerosi oggetti in oro e argento. L’ingresso possiede una particolarità. L’ingresso, sostenuto da due pilastri in tufo, ha all’ingresso la scritta “Have”. Oltre al valore artistico, questo mosaico è importante perché testimonianza della conoscenza della lingua latina del proprietario della casa. Infatti a Pompei al tempo era parlata la lingua Osca.
Nel tablinio venne ritrovato lo scheletro di una donna con denari e gioielli. La donna sicuramente stava scappando dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. Ma non solo nel tablinio, sono stati ritrovati dei corpi vittime dell’eruzione. Anche nella stalla infatti, sono stati ritrovati i resti di alcuni uomini e di alcuni buoi.
Ma la Casa del Fauno è famosa soprattutto per il grande mosaico, ritrovato tra il primo e secondo peristilio. Il mosaico è la copia di un famoso mosaico del II secolo a.C. che raffigurava la battaglia decisiva tra Alessandro Magno e il re persiano Dario, che cambiò il corso della storia. Il mosaico della Battaglia di Isso , così chiamato, oggi si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
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