La vittoria elettorale di Donald Trump ha innescato un’immediata ripercussione sul mercato finanziario, dal momento che si preannuncia un forte impatto protezionistico in ambito economico. Il tycoon ha promesso dazi a destra e a manca, e questo potrebbe innescare bruschi contraccolpi sui prezzi delle commodity.
Tariffe, commodities e prezzi
Il neopresidente eletto ha preannunciato che imporrà dazi sulle importazioni dalla Cina (fino al 60%) e ulteriori tariffe verso altri paesi partner (sia pure di importo minore), inclusi i vicini di casa Messico e Canada. Queste politiche potrebbero avere effetti importanti sull’inflazione americana, sulla crescita economica e sull’andamento globale delle commodity, che in alcuni casi potrebbero vedere forti incidenze sui prezzi.
Bisogna sottolineare che gli Stati Uniti sono importatori netti di molte materie prime, che potrebbero essere inserite nella lista di Trump riguardante i dazi. Le conseguenze di questa scelta sulle quotazioni dipenderanno anche dalle mosse in compensazione che l’amministrazione USA potrebbe adottare. Ma è opinione diffusa che, per quanto tempestive e ben studiare, tali mosse potrebbero avere solo un effetto limitato. Probabilmente ci aspetta un periodo in cui gli oscillatori di analisi tecnica si muoveranno parecchio.
Conseguenze interne ed esterne
Privati di parte della concorrenza estera, i produttori americani potrebbero alzare i prezzi per tornare a respirare un po’ di ossigeno. Al di fuori degli States, però gli effetti potrebbero essere anche più forti.
Un’idea possiamo farcela analizzando cosa accadde nel corso del primo mandato Trump, quando i dazi riguardarono soprattutto acciaio (al 25%) e alluminio (al 10%), perché le importazioni eccessive vennero etichettate come minacciose per la sicurezza nazionale.
Verso un calo delle quotazioni?
Anche se è approssimativo stimare l’effetto diretto di quelle politiche tariffarie sui prezzi, un’idea ce la possiamo fare. L’evidenza empirica suggerisce che, a parità di condizioni, la politica annunciata dalla nuova amministrazione USA rappresenta un fattore di rischio al ribasso per i prezzi delle commodity. Eliminando dal mercato uno sbocco importante come gli USA, si genererà infatti un eccesso di offerta nel resto del mondo. Ad esempio i produttori cinesi esclusi dal mercato statunitense sarebbero alla ricerca di nuovi acquirenti, vendendo in Europa a prezzi scontati.
Prima dei dazi di Trump del 2018, i prezzi dell’acciaio venivano da un trend rialzista con figure di continuazione a loro volta rialziste. Ma poi tutto si interruppe. Lo scenario adesso è diverso, perché l’acciaio è in netto calo da mesi. Se ci fosse un ulteriore contraccolpo, l’industria del settore potrebbe ulteriormente risentirne e le conseguenze sarebbero pesantissime.