Si fa un gran parlare di sostenibilità e di impatto zero. Ma ci sono alcuni ambiti dove la strada da percorrere è decisamente ancora lunga. Accade così ad esempio nei per fondi pensione.
Questi strumenti servono per integrare l’erogazione pensionistica pubblica con un ulteriore rendita privata. Trattandosi di veri e propri investimenti, si sente sempre di più la necessità che si adeguino a una view sempre più improntata alla sostenibilità.
Ma è proprio qui che nascono i problemi.
L’indagine sui fondi pensione
La fotografica del settore è stata scattata da un’indagine condotta dalla Deepki, un data provider del settore real estate, ed ha coinvolto gestori di fondi pensione di diversi Paesi. Si tratta di Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia. Per confezionare l’analisi, sono stati consultati ben 250 gestori attivi di questi Paesi.
L’investimento immobiliare “scadente”
Emerge che quasi la metà dei fondi pensione europei (circa il 46%) alloca tra il 21 e il 25% delle proprie risorse nel real estate commerciale nazionale. Poco meno di un quarto invece allocata risorse nel real estate commerciale del 16-20%. Nonostante l’esposizione verso queste due classi di attività sia già molto forte, questo supertrend è destinato a crescere, visto che il 68% dei fondi pensioni prevede di aumentare la sua esposizione nel prossimo triennio.
Dov’è il problema, si dirà?
Il problema è che il patrimonio immobiliare di questi fondi pensioni non rispetta i criteri ESG. In sostanza, non sono affatto “net zero”. La stragrande maggioranza di edifici non sono all’altezza, quando si tratta di buone prestazioni ESG. Di conseguenza, anche l’investimento dei fondi pensioni risulta compromesso.
Tenuto conto che i grandi investitori istituzionali stanno seguendo una strategia trend following che punta sull’impatto zero, i fondi pensioni dovranno adeguarsi oppure spingere sul miglioramento dei propri asset immobiliari.
Le stime per adeguarsi ai criteri ESG
Secondo le stime, per adeguare il 23% del patrimonio immobiliare verso il “net zero” serviranno dai sei ai dieci anni. Per il 15% si renderanno necessari tra undici e quindici anni. Solo un quarto potrebbe invece richiedere due o quattro anni per centrare l’obiettivo. Appena un immobile su 10 richiederà un adeguamento che può essere completato entro uno o due anni.