Pacifico inquieto per una nuova crisi dei missili USA-Cina

Filippine e Giappone stanno diventando le postazioni avanzate dei missili a medio raggio degli Stati Uniti. La Cina ovviamente non ci sta e protesta formalmente. Nemmeno gli abitanti del sud-est asiatico ne sono particolarmente lieti. La corsa alla militarizzazione degli arcipelaghi continuerà fino al punto di rottura?

Missili a medio raggio

Gli USA sono usciti qualche anno fa dal Trattato che vieteva la produzione e l’installazione dei missili a medio raggio. Ora li stanno piazzando nel sud-est asiatico con la scusa delle manovre congiunte. Lo hanno fatto nelle Filippine, dove hanno messo i Typhon, in grado di sparare missili con testata nucleare. Avevano promesso di toglierli dopo le esercitazioni congiunte Balikatan-24 e Salaknib-24, e invece sono rimasti lì. La stessa solfa è in via di componimento in Giappone. La stampa locale ha già annunciato l’intenzione americana di portare questi sistemi sulle isole nipponiche in vista delle prossime esercitazioni. Naturalmente Washington vorrebbe farlo anche in Europa. Si parla dei Tomahawk in Germania dal 2026.

Proteste cinesi

Pechino hanno condannato formalmente il dispiegamento dei Typhon nelle Filippine. Accusa Washington di provocare una deleteria corsa agli armamenti. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha ripetuto che questa mossa minaccia la pace e la stabilità della regione. Secondo Pechino i Typhon portano con sé il rischio grandissimo di far scoppiare un conflitto nella zona. In effetti, i razzi lanciati da questi sistemi possono colpire una parte consistente della Cina continentale. Forse è qualcosa di più della semplice difesa di Taiwan.

Un remake della crisi di Cuba

Sembra un remake hollywoodiano della crisi di Cuba del 1962, ma con un copione banale. La contrapposizione ideologica ormai è molto sfumata e resta solo il braccio di ferro per il predominio regionale. La distanza chilometrica fra Cuba e Washington è addirittura superiore a quella fra Luzon e Shanghai. Insomma, nel ‘62 gli americani reagirono per molto meno, determinati all’eventualità dell’apocalisse nucleare. L’analogia è con i Caraibi perché anche qui si tratta di arcipelaghi, ma non mancano le somiglianze con la crisi degli euromissili. Nei primi anni ‘80, infatti, l’Europa Occidentale stava diventando il teatro di una possibile “guerra di teatro”. In caso di scoppio, i missili americani e sovietici a corto e medio raggio avrebbero devastato il continente. FONTE: https://strumentipolitici.it/gli-usa-agitano-le-acque-del-pacifico-piazzano-missili-a-medio-raggio-nelle-filippine-con-la-cina-nel-mirino/