Mercato dell’acciaio, la sovraproduzione cinese ha riacceso la tensione internazionale

La feroce politica produttiva cinese sta creando tensioni sul mercato dell’acciaio. Nel 2023 l’intera produzione mondiale è salita del 4,6%, ma mentre la Cina continua a crescere (+12,6%); il resto frena (-6,5%). È chiaramente un mondo spaccato a metà.

Cosa sta succedendo sul mercato dell’acciaio

acciaioMolti numeri rendono bene l’idea di come si sia fatta aggressiva Pechino. La Cina, primo produttore al mondo di acciaio, nel mese di aprile ha esportato oltre 9 milioni di tonnellate di metallo. Nei primi 4 mesi di quest’anno il totale dell’export cinese di acciaio è giunto a 35 milioni di tonnellate. Siamo ai livelli più elevati dal 2016.

Questa situazione non fa piacere né agli Stati Uniti né all’Unione Europea, perché le politiche e i sussidi cinesi alle industrie nazionali dell’acciaio e dell’alluminio fanno sì che i prodotti di alta qualità sul mercato dell’acciaio siano sottoquotati, cioè esiste un gap down di prezzo rispetto a quello Europeo. Non a caso, malgrado un aumento di quasi il 30% dei volumi di vendita all’estero, il fatturato all’export cinese di acciaio è sceso del 10% annuo nel mese di aprile. Pur di smaltire la produzione, la svendono.

Concorrenza feroce (e sleale)

Visto che il settore immobiliare cinese è in crisi e non assorbe più la produzione di acciaio come un tempo (assorbiva circa il 25% della domanda globale di acciaio in un anno), la Cina sta rovesciando il suo eccesso di capacità soprattutto verso l’Europa e gli States. Ma questa concorrenza (che ripetiamo, viene considerata sleale) sta stravolgendo gli equilibri sui mercati internazionali.

Il fiume di prodotto cinese che giunge in Europa infatti fa crollare le quotazioni. Il prezzo dell’acciaio a inizio aprile era scivolato sotto i 3350 CNY/tonnellata (fonte dati Pocket Option Italia), sui minimi di 4 anni. Soltanto di recente, grazie al miglioramento delle prospettive per il settore immobiliare cinese, il prezzo è risalito verso i 3600.

La battaglia dei dazi è ricominciata

La reazione a questo scenario è stata forte su entrambe le sponde dell’Atlantico. Sono infatti tornati di moda i dazi su alcuni prodotti a base di acciaio ed alluminio provenienti dalla Cina.
Ad aprile Biden lo ha fatto negli Stati Uniti, dove i dazi sono saliti dal 7,5 al 25%. Ursula von der layen ha detto che anche l’Europa è pronta a farlo. Ma l’onda lunga della nuova tornata di tensioni commerciali con la Cina arriva fino al Sudamerica, dove pure ci dovrebbero essere paesi “amici”: Brasile, Cile e Messico non apprezzano questo fiume di prodotto che arriva a basso costo dalla Cina. Ma anche Paesi come Vietnam, India, Regno Unito, Filippine e Turchia stanno conducendo indagini anti-dumping contro la Cina.