La rivista online di geopolitica “Strumenti Politici” ha intervistato in esclusiva Mabruka Toghi Othman, ministro della Cultura e della Conoscenza nel Governo libico di Unità Nazionale. Di recente è stata vittima di un episodio gravissimo, che ha lasciato dietro di sé molti punti interrogativi: è stata prima minacciata, poi addirittura arrestata pur senza prove, e infatti è stata poi rilasciata. Ma la macchia rimane.
Priorità e successi del Ministero della Cultura
Othman dice di aver cercato fin da subito di riunificare l’opera del Ministero della Cultura come istituzione in sé, poiché era stato diviso fra i governi dell’est e dell’ovest. Dopo aver visitato tutti gli uffici sparsi sul territorio, ha determinato quali erano le loro necessità e con quali risorse soddisfarle, pur senza un budget vero e proprio a disposizione del Ministero. Othman ha lavorato su programmi di promozione della lettura nella società, di sostegno al millennio nazionale e di supporto alle donne. Un altro obiettivo con cui lavora insieme ai colleghi del governo è la creazione di una Costituzione equa e consensuale, che metta insieme anche i gruppi finora emarginati. L’opera di Othman viene apprezzata ed elogiata dal primo ministro Dabaiba.
La posizione personale della ministra Othman
Prima donna funzionaria in carica nella storia della Libia, Mabruka Toghi Othman proviene da una famiglia istruita e sente il suo lavoro al Ministero più un dovere che un semplice onore. Apertura verso l’aiuto della comunità internazionale, affinché sostegna il processo democratico nazionale della Libia con i seminari di collegamento e il sostegno alle elezioni politiche. Assoluto rifiuto della corruzione del ministero e dei profitti illeciti. Il suo problema è che la sua famiglia è del sud, che è una donna e che è nera: questo le ha procurato molti problemi per farsi accettare dai libici delle altre zone, fino al caso eclatante dell’arresto.
L’arresto, il rilascio, lo scandalo
L’arresto è avvenuto a seguito di una denuncia infondata presentata da Khairi Randi, sottosegretario agli affari pubblici. Prima di ciò, Randi l’aveva minacciata di espulsione, l’aveva maltrattata di fronte ai dipendenti e aveva detto che avrebbe usato un gruppo armato per farla portare via. Ma l’assoluzione per Othmani è stata piena: scagionata dal Comitato Ministeriale per mancanza di prove. L’arresto viene visto da molti come l’espressione finale del ripudio verso una donna elevata al rango di Ministero, inoltre scura di pelle e proveniente dal sud; persino sui social libici ha ricevuto fango e insulti razzisti. Ma i colleghi sono dalla sua parte: molti uffici culturali hanno protestato, prendendo in merito una posizione pubblica, mentre intellettuali, artisti e membri della società civile hanno mostrato solidarietà.