Il Black jack è un affascinante gioco da tavolo che gode di vasta notorietà ed è uno dei più apprezzati nelle sale da gioco. La sua storia è piena di personaggi che hanno accumulato immense fortune giocando nei casinò di tutto il mondo e divenuti leggendari. Le loro storie sono fatte di aneddoti, curiosità e soprattutto una passione smisurata per questo gioco che li ha portati a studiarne tecniche e strategie.
Tra le leggende del black jack non potevamo non iniziare da Ken Uston, celebre scrittore e stratega tra l’altro. Negli anni 70 divenne famoso per aver sviluppato tecniche di perfezionamento del conteggio delle carte guadagnando migliaia di dollari, tanto da essere successivamente bandito dai casinò di tutto il mondo. Non contento, divenne maestro del travestimento pur di riuscire ad accedere ancora una volta alle sale da gioco e vincere grazie alle sue personali tecniche di gioco. Riuscì in seguito a vincere delle cause contro quei casinò che lo avevano bandito in quanto le sue tecniche erano del tutto legali. In seguito a questa decisione molti casinò decisero di correre ai ripari modificando le regole del gioco: decisero infatti di utilizzare più mazzi di carte allo stesso tempo per rendere praticamente impossibile contare le carte.
Altro personaggio chiave nella storia di questo gioco è certamente Stu Ungar, l’unico giocatore ad aver vinto per tre volte il “Main Event” delle World Series of Poker, ovvero l’evento di poker sportivo più famoso e prestigioso del mondo. Inserito nel 2001 nella Poker Hall of Fame. Ungar aveva un quoziente intellettivo superiore alla media ed una memoria fotografica invidiabile, tanto da riuscire a contare tutte le carte presenti in un sabot con sei mazzi di carte. Alla fine degli anni ’70 riuscì nell’impresa di contare esattamente le carte presenti all’interno di una sabot di black jack composto da sei mazzi. Quella scommessa gli valse la bella somma di 100.00 dollari. Nel 1982 venne condannato a dover pagare una sanzione di 500 dollari per un “presumibile imbroglio” al tavolo in un casinò di Atlantic City. Ungar negò l’accaduto con veemenza sostenendo a sua discolpa che erano la sua grande memoria e la capacità di contare le carte a consentirgli tranquillamente di giocare e vincere senza dover barare, erano semplicemente doti naturali. Trascinò i suoi accusatori in tribunale e vinse la causa, mantenendo così “pulita” la sua reputazione, sebbene anche nel suo caso ad un certo punto della carriera gli fu impedito l’accesso alle sale da gioco.
Tra i più grandi giocatori non possiamo non citare Julian Braun, un programmatore informatico con una passione per la strategia nel black jack nata nel momento stesso in cui lesse “Beat the Dealer”, il celebre libro in cui il Prof. Thorp dimostra come sia possibile battere il banco al black jack utilizzando la giusta strategia. Braun contattò Thorp dopo aver letto il libro e sfruttò le sue doti di programmatore per migliorare la strategia del professore. Insieme pubblicarono quindi una revisione di “Beat the Dealer” in cui la strategia di gioco era ancora più accurata e precisa.