Davide D’Arcangelo: “Per innovare PA non bastano nuove assunzioni, bisogna aggiornare il personale già presente”

Cambiare le regole del reclutamento nella PA e allo stesso tempo formare e aggiornare il personale già in servizio: questa la ricetta di Davide D’Arcangelo per creare una Pubblica Amministrazione aggiornata, efficiente e in grado di vincere la sfida del PNRR.

Davide D'Arcangelo

Davide D’Arcangelo, reclutare personale di qualità nella PA per vincere le sfide del futuro

Davide D’Arcangelo lancia l’allarme: il personale della Pubblica Amministrazione è ancora sottoqualificato e impreparato ad affrontare le sfide del futuro. Dalla digitalizzazione, alla transizione ecologica, fino all’innovazione sociale, le competenze da acquisire sono tante, e il tempo è agli sgoccioli: la PA dovrà infatti giocare un ruolo fondamentale nel PNRR. Secondo Davide D’Arcangelo, è necessario agire su due fronti contemporaneamente. Il primo è quello di lavorare sulla qualità delle nuove assunzioni, e il secondo è quello dell’aggiornamento e della formazione continua del personale già esistente. La strategia impostata ad oggi è, secondo l’esperto, “più di tipo numerico che qualitativo”: si sa quanti dipendenti verranno assunti, ma non c’è chiarezza sui requisiti. Troppi pochi anche i laureati in STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), meno del 5% in totale sebbene siano i portatori delle competenze più necessarie. In generale, la PA italiana sembra assumere a un ritmo insufficiente e con metodi obsoleti, quali il classico concorso pubblico. Il pubblico, invece, dovrebbe adottare “forme di ricerca attiva mutuate dall’ambito privato”.

Davide D’Arcangelo, come la “riforma delle competenze” può portare al reskilling della PA

14mila nuove assunzioni attraverso i concorsi, 24mila professionisti coinvolti attraverso i bandi: secondo Davide D’Arcangelo gli ingressi nella PA previsti nei prossimi cinque anni rappresentano “numeri esigui” e a malapena sufficienti a coprire il personale in uscita. Insomma, le nuove assunzioni difficilmente porteranno all’afflusso di competenze di cui la Pubblica Amministrazione italiana ha rapidamente bisogno per vincere sfide complesse come quella del PNRR. È dunque necessario, secondo l’esperto in Public Innovation Management, lavorare non solo sui metodi di reclutamento del nuovo personale, ma anche sull’aggiornamento e la formazione continua di quello già esistente. Processo in cui l’Italia è particolarmente indietro: secondo uno studio dell’Università Bocconi di Milano, in un anno lavorativo i dipendenti italiani hanno speso meno di un giorno per la formazione. Le soluzioni, tuttavia, ci sono: abbiamo i cosiddetti MOOC (Massive Open Online Courses), corsi online che potrebbero giocare un ruolo significativo nel reskilling del capitale umano della PA; abbiamo la strategia dei voucher educativi, e soluzioni originali come quelle delle “comunità di competenze” che riformeranno trasversalmente la PA. Le due strategie devono dunque completarsi l’un l’altra: da un lato, risolvere il problema della “rigidità di skill” che affligge la PA; dall’altro, consentire l’afflusso di giovani “candidati più giovani e motivati, capaci di rispondere alle sfide future”.