Banche centrali, è ripartita l’era della divergenza Fed-BCE

Per alcuni anni Federal Reserve e BCE si sono mosse lungo la stessa direzione, per lo più aumentando in modo coordinato i tassi di interesse. Le due maggiori banche centrali al mondo tuttavia adesso stanno percorrendo strade nuovamente divergenti.

Nel 2025 delle banche centrali

banche centraliLe riunioni di politica monetaria svolte nell’ultima settimana di gennaio hanno fissato chiaramente le novità del nuovo corso delle due banche centrali, all’insegna della divergenza. La Banca Centrale Europea ha tagliato nuovamente il costo del denaro, e probabilmente lo farà altre tre volte nel corso del 2025. La Federal reserve invece ha congelato ancora una volta il costo del denaro, e il mercato si divide sull’ipotesi di uno o due tagli in tutto il resto dell’anno.

Le dichiarazioni di Powell e Lagarde

Le comunicazioni rese dai presidenti Powell e Lagarde alla fine delle rispettive riunioni hanno più di ogni altra cosa rimarcato che ognuno andrà per conto proprio. Powell ha sottolineato che l’istituto statunitense non ha alcuna fretta di modificare la propria politica monetaria. Lagarde invece ha chiarito che il suo istituto continuerà nella direzione di viaggio in ormai intrapresa.

Le origini della divergenza

La differenza tra le due impostazioni nasce anzitutto dalle modalità di uscita dalla crisi pandemica del 2020. Negli Stati Uniti è stata affrontata con una spesa fiscale più aggressiva, che ha mantenuto la crescita economica robusta. L’Europa invece ha dovuto far fronte all’invasione dell’Ucraina, che ha portato ad un aumento dei prezzi dell’energia e di conseguenza ad un innalzamento dell’inflazione. Gli indicatori di inversione trend hanno evidenziato che l’economia non solo non è cresciuta, ma anzi l’Unione Europea ha sfiorato più volte la recessione.

Economie disallineate

La divergenza della politica monetaria è qualcosa che probabilmente ci accompagnerà per diverso tempo. A sua volta sarà affiancata da altri andamenti divergenti. Pensiamo ad esempio al rafforzamento del dollaro rispetto alle altre valute più scambiate. Pensiamo anche all’andamento delle bilance commerciali, soprattutto se Trump andrà effettivamente in fondo con la sua politica dei dazi. Tutto questo potrebbe mantenere le economie di Stati Uniti ed Europa su traiettorie ben diverse, condizionando così le future mosse delle banche centrali.